sabato 2 giugno 2012

"Tradizione Quintanara": Il Sestiere di Porta Romana



Quarto appuntamento con la consueta rubrica “Tradizione Quintanara”. Oggi è la volta del Sestiere di Porta Romana. Ricordiamo a voi tutti che lo scopo della rubrica è quello di approfondire ogni sabato un Sestiere diverso attraverso un percorso storico e culturale legato alle radici storiche, ai monumenti e alle vittorie nella Giostre della Quintana.


PORTA ROMANA:
Porta Romana è uno dei sei Sestieri della Quintana di Ascoli, secondo l’antica suddivisione toponomastica medievale, che fu ripresa alla vigilia della riscoperta della rievocazione storica. Da quel 1955 è trascorso oltre mezzo secolo e nei meno giovani è ancora vivo il ricordo di quei giorni in cui veniva rilanciata una manifestazione come la Quintana che nel giro di pochi anni si sarebbe fatta conoscere e apprezzare in tutta Italia e nel mondo. Porta Romana ha il merito di aver ospitato le prime riunioni operative ed aver quindi dato i natali, oltre che al Sestiere vero e proprio, anche alla Quintana tutta. Il territorio del Sestiere racchiude uno dei nuclei medievali meglio conservati della città di Ascoli. Simbolo del Sestiere, oltre alla figura mitologica dell'Unicorno, è la Porta Gemina che risale al I secolo a.C. e che rappresenta l’accesso alla città per chi proviene da ovest dopo aver percorso l’antica consolare Salaria. I colori sono il rosso e l’azzurro, fedelmente riportati sul gonfalone che, custodito come una reliquia, capeggia la sala dei Palii in cui sono esposti tutti i Palii vinti dal Sestiere.

VITTORIE: Il Sestiere di Porta Romana ha vinto 13 Palii ed è l'unico Sestiere Ascolano ad essersi aggiudicato il Palio per i migliori costumi del 1955, Palio messo in premio in occasione della prima edizione della Giostra moderna della Quintana di Ascoli. Gli audaci cavalieri che hanno impresso per sempre il loro nome nella storia del Sestiere rosso-azzurro e nella storia della Quintana di Ascoli sono Luigi Civita (2 Palii vinti nel 1956 e nel 1960 vinto nella storica edizione dell'Olimpiade di Roma disputata a Roma al Circo Massimo davanti ad oltre 100.000 spettatori), Gino Ricci (1 Palio vinto nel 1965), Massimo Montefiori (3 Palii vinti nel 1980, 1981 e nel 1988), Francesco Scattolini (1 Palio nell'agosto 2003) ed Emanuele Capriotti, vincitore di ben 6 Palii (luglio 2003. luglio 2004, luglio 2005, agosto 2005, luglio 2006, agosto 2007) e autore del record assoluto di 5 vittorie su 5 all'esordio nella Giostra della Quintana di Ascoli detenuto in precedente dal leggendario Gianfranco Ricci (4 vittorie su 4 all'esordio). Il cavaliere di Castignano è il cavaliere Ascolano più vincente di tutti i tempi dell'edizione moderna della Quintana ed è inoltre l'unico cavaliere Ascolano ad aver vinto la Giostra della Quintana di Foligno nel settembre 2007. Il Sestiere rosso-azzurro vanta anche un Palio degli sbandieratori vinto proprio l'anno scorso.






MONUMENTI STORICI: Il territorio del Sestiere rosso-azzurro costituisce uno dei nuclei medioevali meglio conservati della città. Tra i monumenti rientrava anche il Palazzo degli Sgariglia, che di recente è stato sottratto al territorio di Porta Romana per essere attribuito al territorio del Sestiere di Sant'Emidio in quanto sede del Sestiere rosso-verde. Il monumento che costituisce anche il simbolo del Sestiere di Porta Romana è l'antica Porta Gemina. Detta anche Porta Binata e Porta Romana è una fra le più vetuste ed importanti porte della città di Ascoli Piceno. Fu costruita sulla preesistente Porta Picena distrutta da Gneo Pompeo Strabone e ritrovata durante gli scavi condotti nel XX secolo. Attraverso di essa si immetteva la Via Salaria in città, tra il declivio del Colle dell'Annunziata, cui sono addossati i resti del teatro romano, ed il fiume Tronto. L’armata imperiale di Federico II portò distruzione nella città e i danni che subirono molte opere architettoniche furono ingenti. Tra i restauri necessari ci fu anche questo della Porta Gemina cui viene aggiunta una seconda serie di archi medioevali davanti a quelli romani. Nel periodo medioevale la Porta fu inglobata nel sistema fortificato della città e per il passaggio di ingresso e di uscita si utilizzava un solo arco, l’altro era inutilizzato per la presenza di una piccola chiesa che occupava lo spazio tra le mura romane e quelle medioevali. Nel 1800 venne di nuovo riaperta integralmente.
Al fianco della porta si eleva un torrione merlato a base circolare del XIII secolo che è ricompreso nell'antico muraglione difensivo che si estende fino alla Fortezza Pia.


La Fortezza Pia, seminascosta dalla vegetazione, è un'antica costruzione che si eleva nella zona più alta della città di Ascoli Piceno, il Colle dell'Annunziata. Forse già in epoca piceno-sabina, su questa altura chiamata Colle Pelasgico, vi fu il vecchio cassero, distrutto da Gneo Pompeo Strabone e riedificato sempre in epoca romana. Importante luogo sia dal punto di vista panoramico che dal punto di vista strategico, da sempre ha accolto opere fortificate. Deve il suo nome a Papa Pio IV che, nel 1560, volle farla ricostruire, aggiungendo angolati baluardi scarpati sul versante meridionale e ristrutturando anche gli altri fronti. I bastioni orientali vengono avanzati per consentire il fuoco incrociato dalle troniere per la difesa dell'ingresso. 

La costruzione faceva parte di un complesso sistema difensivo ed era collegata ai baluardi di Porta Romana, tramite un camminamento ricavato nella doppia cerchia muraria. La cittadella fu poi smantellata dai Longobardi e ricostruita dal Comune Ascolano tra 1185 e il 1195. Quando la città cadde in mano a Federico II, la fortezza conobbe il nuovo triste destino dei vinti e fu demolita per la terza volta. Nel 1349, Galeotto Malatesta, signore di Ascoli, per sentirsi sicuro in una città che gli dimostrava solo ostilità, la fece restaurare. Et nel medesimo anno il signore Galiocto fe fare le roche in nascoli la quale è quella del casare a monte, et l’altra da quella al casaro a Ponte Magiore. L’opera fu portata a termine dai maestri lombardi Antonio Luchini e Giovanni Angelo di Marco detto Bonera. L’ascolano Silvestro Galeotti fu incaricato di fondere alcuni cannoni per armare il forte. I lavori furono portati avanti con una certa fretta per le necessità imposte dalla Guerra del Trontoe si limitarono, in un primo momento, a sommarie fortificazioni e ad acquartieramenti, destinati ad accogliere le soldatesche. Proseguirono negli anni successivi con il restauro vero e proprio dell’antica fortezza. Forse fu Sangallo l’architetto che diresse la ricostruzione. 



La rinata fortificazione comprendeva due bastioni scarpati posti a guardia dell’ingresso principale, lunghe cortine, munite di casematte con feritoie per il tiro delle armi da fuoco. Il costo del nuovo complesso gravò sugli ascolani che furono costretti a contribuirvi con tre giornate lavorative l’anno. Nella pianta della città incisa da Feretti, nel 1646, è possibile osservare integralmente la costruzione. Risulta evidente come del precedente cassero fosse stata conservata la torre a guardia della Porta Summa della città, la cortina occidentale e parte di quella meridionale; tutti elementi ben visibili ai nostri giorni. La fortezza fu poi smantellata dai francesi, nel 1799, e successivamente venne usata come cava di pietre: ci viene riferito che da qualche tempo le vecchie mura della Fortezza Pia servono da cava di pietre a certi notturni industriali. Oggi, di essa, rimangono muraglie verso Nord ed i bastioni del lato Est, tra i quali si apre un caratteristico, tozzo portale a bugne con una scritta che ricorda l’opera del pontefice Pio IV: Pius IV medic. Medio/Pont. Max/Moenia e fundamentis/Erexit MDLXIV”.



Il Teatro Romano è situato nella zona ovest del centro storico. Fu rinvenuto durante gli scavi condotti nel 1932, ed ancora nel 1951 e nel 1959, addossato al Colle dell'Annunziata, un tempo detto Colle Pelasgico. Era sovente e diffusa l'abitudine di edificare tali costruzioni sui fianchi dei colli per renderne meno gravosa la spesa di realizzazione.
Presenta l'emiciclo delle gradinate esposto verso nord, in modo da preservare gli spettatori dall'esposizione al sole durante le ore diurne. La sua costruzione risalirebbe al I secolo a.C. con successivi restauri ed ampliamenti nella prima metà del I e II secolo dopo Cristo. I settori che si distinguono nel corpo di fabbrica sono: l'orchestra, la praecinctio e la cavea, destinata ad accogliere il pubblico, che si compone di 32 radiali visibili, dal diametro massimo di 95 metri, realizzati in opera quasi reticolata con tessere di travertino. L'edificio scenico giace per la maggior parte al di sotto della Chiesa di Santa Croce. Nelle vicinanze dell'ingresso occidentale l'esedra semicircolare, del I secolo d.C., parzialmente interrata, mostra mura in opus reticulatorum. Questo spazio era probabilmente utilizzato come sala d'aspetto. Si apre all'interno di un ambiente rettangolare absidato, rivestito di marmi policromi e mezze colonne. Il teatro rimase inutilizzato per secoli, dopo l'anno 578, a seguito dei saccheggi e delle distruzioni longobarde che subì la città. Questo stato di abbandono incoraggiò gli ascolani all'utilizzo del materiale di costruzione presente che fu recuperato e reimpiegato, nel corso dei secoli, sia per edificare costruzioni medioevali e sia per la produzione di calce, come testimoniano le fornaci rinvenute nelle vicinanze. Il tempo e gli smottamenti del terreno lo hanno poi nascosto interrandolo. Nel luglio del 2010il Teatro romano viene riaperto dopo un periodo di restauro avvenuto con il contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, del Comune e con la collaborazione della Soprintendenza dei Beni Archeologici per le Marche. Un pezzo di storia della città di Ascoli torna ad essere luogo di rappresentazione e di intrattenimento colto. Tra gli spettacoli allestiti rientrano alcuni del circuito dei Teatri antichi uniti.




Il Palazzetto Longobardo è un piccolo fabbricato medioevale di arte romanica, utilizzato come dimora, che non ha legami con il popolo dei Longobardi. E' situato in via dei Soderini, la via che ricorda l'antica e celebre famiglia patrizia da cui nacque Menichina detta “la guerriera”, abilissima nelle giostre equestri.
La sua composizione architettonica costituisce un
palatium-turris, unico esempio cittadino perfettamente conservato della prima età comunale, che comprende il palazzo e l'adiacente Torre degli Ercolani. L'edificio è stato elevato verso la metà del XIII secolo contemporaneamente alla Torre degli Ercolani che si trova addossata al suo fianco destro. L'intero complesso è stato utilizzato come residenza da una famiglia nobile che si era trasferita ad Ascoli Piceno discendente forse dei bellicosi germani, ai quali il nome del palazzetto è legato. L'ipotesi è, comunque, assai remota e non riesce a giustificare l'aggettivo longobardo dovuto, si pensa, ad un'errata traduzione o all'aver confuso i periodi dell'alto ed il basso medioevo, quindi i Longobardi e l'età dei Comuni.


La Torre degli Ercolani si eleva snella e possente sul fianco del Palazzetto Longobardo. La sua architettura appartiene al complesso medioevale di arte romanica che insieme al palazzetto Longobardo costituisce l'unico esempio cittadino di palacium-turris giunto integro fino ai nostri giorni. Fu costruita tra il XII e il XIII seguendo i canoni delle torri gentilizie che sorgevano numerose nella città di Ascoli in quel periodo. Come nelle rocche, la torre era predisposta ad ospitare difese volanti, nella maggior parte dei casi bertesche e caditorie, usate come posizione di avvistamento e postazione di tiro. Ancora oggi sono visibili, sulle pareti libere della torre, delle mensole, poste in serie alternata di conci sporgenti di 7 centimetri, che erano i basamenti necessari per allestire ballatoi di legno da cui si lanciavano olio bollente, massi di pietra e frecce contro coloro che attaccavano.




La Chiesa di San Tommaso Apostolo si annovera tra gli edifici religiosi di stile romanico della città di Ascoli Piceno. Sorge al lato della omonima piazza(anticamente soprannominata in dialetto Ascolano Lu Spiazz d Ventura), nei pressi di Porta Gemina, che custodisce i resti dell'anfiteatro romano di Ascoli Piceno, reinterrati nell'anno 1974. Fu costruita verso il 1064 insieme alla Collegiata dei Canonici Lateranensi dell'Ordine di Sant'Agostino, per iniziativa del vescovo Bernardo II. I monaci conducevano una vita semplice, seguendo anche la regola di non possedere proprietà personali. Vivevano all'interno dell'edificio annesso alla chiesa dove si trova anche il chiostro attualmente adibito a Museo dell'Arte Ceramica.


La Chiesa di Santa Maria delle Donne. Lo storico Giambattista Carducci data gli inizi dell’apertura del cantiere di costruzione tra il 1233 ed il 1234. Sebastiano Andreantonelli, nel ricordare la vita del vescovo ascolano Marcellino, vivente nel 1233, scrive che egli stesso riscosse la somma di 62 once in oro, in data 10 aprile 1233, da Alberto, Bonifacio, Paolo e Pietro della Torre che dovevano versarle in pagamento per questa chiesa. L’Epistola 238, del decimo registro Vaticano, riporta la nota di una donazione che il vescovo Marcellino elargì alle religiose di Santa Maria della zona di San Panfilo. Le suore di clausura che avviarono la costruzione del convento, al di fuori le mura della città, appartenevano all'Ordine di San Damiano e provenivano dal convento della Vergine Maria di San Gregorio di Ascoli Piceno. Scritture testamentarie locali riportano note di lasciti devoluti a beneficio della realizzazione della chiesa che nel decennio compreso tra il 1250 ed il 1260 era in ancora in fase di elevazione. Fu eretta per essere utilizzata dal monastero delle clarisse, fondato tra il 1232 ed il 1233, che sorgeva attaccato alla chiesa stessa. Ancora oggi sono visibili nel lato posteriore del fabbricato i tagli causati dal distacco delle mura del convento. Rimase ininterrottamente proprietà delle suore fondatrici fino a quando, verso la fine del 1535, queste furono trasferite, dal vescovo Roverella, all'interno delle mura della città poiché il loro monastero versava in condizioni precarie ed inoltre lo spostamento garantiva migliori condizioni di sicurezza alle religiose che si trovavano in aperta campagna. Nell’anno 1540 la chiesa, l'annesso monastero ed il terreno adiacente divennero proprietà delle suore di Sant'Egidio, successivamente, nel 1866 l'edificio religioso divenne proprietà demaniale e nell'anno 1875 fu acquistato dalla famiglia Merli, conti della nobiltà ascolana. Seguì un lungo periodo di abbandono che si concluse col restauro, sostenuto a spese della stessa famiglia proprietaria, avviato nel 1954. La chiesa fu riaperta alle funzioni ed al culto il giorno 8 settembre 1957. Oggi purtroppo in seguito alle scosse di terremoto non è agibile.




La Chiesa di San Giuliano è un edificio religioso, attualmente non officiato, che si eleva ai piedi del Colle dell'Annunziata ed apre la sua facciata all'inizio dell'omonima via che interseca via Dino Angelini, nella zona di Porta Romana. La Chiesa di San Giuliano si trova nel centro storico della città di Ascoli Piceno, nella regione marche. L'edificio religioso, attualmente non officiato, si eleva ai piedi del Colle dell'Annunziata ed apre la sua facciata all'inizio dell'omonima via che interseca via Dino Angelini, nella zona di Porta Romana.








Sabato prossimo non perdete il 5° appuntamento di "Tradizione Quintanara". Ripercorrremo le origini, la storia e le vittorie del Sestiere di Porta Solestà analizzando allo stesso tempo i principali monumenti storici ubicati nel territorio del Sestiere giallo-blu.