sabato 16 giugno 2012

"Tradizione Quintanara": Il Sestiere di Porta Tufilla



Cari amici bentrovati con il sesto appuntamento della rubrica “Tradizione Quintanara”. Oggi è la volta di raccontarvi un po' di storia e tradizione dell'arme rosso-nera, ovvero del Sestiere di Porta Tufilla. Come di consueto, vogliamo ricordare a voi tutti che lo scopo della rubrica è quello di approfondire ogni sabato un Sestiere diverso, attraverso un percorso storico e culturale legato alle radici storiche, ai monumenti e alle vittorie nella Giostre della Quintana.

PORTA TUFILLA: 
Il Sestiere di Porta Tufilla è uno dei sei Sestieri della Giostra della Quintana di Ascoli e si identifica con la porta cinquecentesca ideata da Camillo Merli ed eretta in sostituzione di un'altra più antica. A breve distanza sorge Santa Maria Intervineas che dava il nome all'omonimo quartiere e che custodisce una miracolosa effigie della vergine. Fuori porta, sul pianoro di Campo Parignano, si erge l'antica Santa Maria in Sistella, poi di Sant'Antonio Abate, oggi Chiesa di SS. Pietro e Paolo. Include anche la zona di Sant'Emidio alle Grotte. I colori di questo Sestiere sono il rosso-nero e la sede è ubicata nel chiostro di Sant'Antonio Abate.


VITTORIE: 
Il Sestiere di Porta Tufilla ha vinto 7 Palii che oggi sono custoditi nella sala dei Palii della sede del Sestiere. E' stato il Sestiere che si è aggiudicato il Palio della prima Giostra della Quintana dell'edizione moderna nel 1955, grazie alla vittoria di Giovanni Castelli. Gli altri successi sono arrivati grazie ai successi di Paolo Giusti (2 palii vinti nel 1968 e nel 1969), di Gian Luigi Poggiali (1 Palio nel 1986) e infine grazie alle vittorie del “gladiatore” Massimo Gubbini che ha riportato il successo nel Sestiere di Porta Tufilla nel 2008, anno in cui il cavaliere folignate si aggiudicò anche l'edizione di agosto (3 Palii vinti nel luglio 2008, agosto 2008 e agosto 2009). Tra l'altro, il cavaliere Massimo Gubbini è l'unico cavaliere nella storia della Quintana di Ascoli ad essersi aggiudicato il Palio in una quarta tornata di spareggio disputata con Luca Veneri (nel 2009 cavaliere della Piazzarola). La tornata di spareggio fu disputata dopo un ex equo alla fine delle tre tornate di gara tra il Sestiere di Porta Tufilla e quello della Piazzarola. Quest'anno al Campo dei Giochi sarà ancora lui a difendere i colori del Sestiere rosso-nero, spinto dal calore e dall'attaccamento del popolo e dei Sestieranti di Porta Tufilla che credono fermamente in lui. Il Sestiere di Porta Tufilla ha anche vinto 4 Palii degli sbandieratori e musici.






MONUMENTI STORICI: 
Tra i vari monumenti ubicati nel territorio del Sestiere rosso-nero, riveste particolare importanza il Tempietto di Sant'Emidio alle Grotte, legato soprattutto alla storia del Santo patrono della città di Ascoli. Il Tempietto di Sant'Emidio alle Grotte è classificato come uno dei monumenti più importanti della città di Ascoli Piceno e rappresenta un pregevole prototipo di arte religiosa barocca delle Marche. Eretto in onore del Santo Patrono si definisce alle grotte perché il suo ambiente interno è costituito da una grotta naturale. La piccola chiesa si trova appartata, rispetto al contesto urbano, di fronte alla ex chiesa d iSant'Ilario, in un luogo ricco di vegetazione e di silenzio dove già nell'anno 250, III secolo d.C., era noto vi fossero degli antri naturali, collegati tra loro da cunicoli, utilizzati dai cristiani come necropoli. Secondo la tradizione Sant'Emidio, dopo essere stato decapitato, il 5 agosto 309, nei pressi del quartiere di Porta Solestà, nel luogo dove è stato eretto il Tempietto di Sant'Emidio Rosso, si recò a piedi fin qui, per essere seppellito, portando tra le mani la sua testa. In un tempo successivo, all'inumazione del corpo del santo, queste grotte furono trasformate in oratorio ed al loro interno furono collocati un altare e piccoli ornamenti. 

Le spoglie mortali del patrono e dei suoi discepoli riposarono qui per oltre 4 secoli, fino alla traslazione dei loro resti all'interno della cattedrale di Ascoli dove ora riposano nel sacro sacello della cripta di Sant'Emidio. Questo tempietto è una delle chiese che appartiene all'itinerario emidiano della città, un percorso che congiunge tutti i siti legati alla tradizione, ai miracoli, alla vita ed al martirio del santo. Il tempietto fu costruito negli anni compresi tra il 1717 ed il 1720-21 su commissione del vescovo ascolano Giovanni Gambi, famigliare dell’allora papa Clemente XI e successore del precedente vescovo Giovanni Giacomo Bonaventura. Gambi conferì l’incarico della progettazione e della costruzione del tempio a Giuseppe Giosafatti, che al tempo era presente in città poiché si stava occupando della sistemazione del palazzo dell'Arengo. Questi, per la progettazione, si ispirò allo stile di Pietro da Cortona ed alle opere di Gian Lorenzo Bernini, suo maestro. Il tempio è infatti definito come la sua opera più berniniana. La chiesa nasce come un ex voto degli ascolani per ringraziare Sant'Emidio, protettore dal terremoto, di aver preservato la città dai violenti sismi aquilani del 1703 che si verificarono tra i mesi di gennaio e marzo dello stesso anno. Questi, sebbene provarono duramente la cittadinanza, non produssero perdite di vite umane e danni gravi sugli edifici. Per volontà ed iniziativa di molti devoti si avanzò la proposta di onorare la memoria del Santo con un gesto collettivo di gratitudine e riconoscenza e di restituire al culto emidiano le tre grotte esistenti alle pendici dell’altura di Campo Parignano, nella zona nord della città, che furono celle di monaci, il luogo della sua sepoltura ed oratorio. Sia le autorità civili e religiose che la cittadinanza accolsero la richiesta ed il giorno 23 gennaio 1703 il Consiglio dei Cento e della Pace di Ascoli nominò otto notabili della città come responsabili della raccolta delle offerte dei fedeli, conferendo loro l’incarico di destinare l’intera somma ricevuta dalle oblazioni per la costruzione della chiesa. Il 12 marzo 1703 il Capitolo della Cattedrale affiancò, agli otto nominati dal comune, due canonici per collaborare al reperimento degli oboli ed inoltre stabilì che le entrate della baronia di Maltignano di quell’anno e dei quattro anni successivi sarebbero state destinate a questa causa. In brevissimo tempo si riunì la somma di 4000 scudi in contanti ed oltre questi furono donati oggetti preziosi come collane ed anelli in oro. Nell’elencazione delle elargizioni, riportata dal Bucciarelli, compare un resoconto dettagliato in cui si legge che tra le offerte più generose si annoverano quelle di un anonimo benestante signore ascolano che donò 1000 scudi, le 12 parrocchie della città 300 scudi, i canonici della cattedrale 200 scudi, gli Anziani col Consiglio Generale 200 scudi, il vescovo Giovanni Giacomo Bonaventura 100 scudi, i monasteri cittadini delle suore 100 scudi. Si legge nel Bullarium vescovile che la mattina del giorno 4 aprile 1717 il vescovo Gambi, benedisse la prima pietra alla presenza di numerosi fedeli e dette inizio ai lavori. Sotto la direzione di Giuseppe Giosafatti l’opera fu terminata nel giro di pochissimi anni. 

Oltre la facciata addossata alla parete tufacea si realizzò anche la sistemazione delle tre grotte ed in particolare di quella centrale. All’interno di quest’ultima furono aggiunti i pilastri che suddividono, ancora oggi, lo spazio in tre piccole navate sovrastate da volte a crociera in laterizi. Lo spazio di fondo fu lasciato intatto per mostrare le lacerazioni dei loculi e delle fosse dove riposarono le spoglie mortali di Sant’Emidio e dei suoi discepoli. L’interno aveva ed ha un unico altare, l’attuale è stato rifatto nel 1955, ed alle spalle vi era e vi è tuttora collocata la statua in travertino di Sant’Emidio scolpita e firmata da Giuseppe Giosafatti. Il papa Clemente XI concesse il beneficio dell'indulgenza ai visitatori del tempietto. Questo luogo fu meta di molti pellegrini e fedeli, ma nel corso dei secoli la chiesetta conobbe anche periodi di abbandono. Gli interventi di restauro, avvenuti già nel XIII secolo, non hanno mai modificato l’aspetto della facciata esterna, si sono sempre interessati del ripristino dell’aula interna che spesso fu soggetta ad infiltrazioni di acqua e di affiorante umidità. Nel 1943 durante il corso di necessari restauri fu aperto anche il cunicolo che porta ad una grotta dove fu rinvenuto un piccolo cimitero ed un arcosolio. L'anno successivo, nel 1944, il piccolo tempio fu aggiunto nell’elenco degli edifici storici ed artistici della città di Ascoli meritevoli di tutela. Un nuovo intervento di restauro avvenne nel 1954 su interessamento di Mons. Giuseppe Castelli, che con la collaborazione del Genio Civile di Ascoli ottenne la riparazione ed il consolidamento del cupolino esterno, la sistemazione del piccolo piazzale antistante, la sostituzione di parti logore o mancanti del mattonato esterno, la riparazione della facciata, il consolidamento delle volte e delle strutture interne ed un nuovo altare. La piccola chiesa è stata annoverata nell’anno 2000 nell’elenco dei “Luoghi dello Spirito” per “Le vie del giubileo nella Regione Marche”. Gli interventi ricostituivi più recenti sono dell’anno 2001 attuati su iniziativa dell’attuale rettore Don Emidio Rossi. Nel 2002 il “Lions Club di Ascoli Host e Urbs turrita” ha donato un nuova porta d’ingresso.

Simbolo del Sestiere di Porta Tufilla è l'omonima porta. Porta Tufilla è una delle porte della città di Ascoli Piceno. Si trova sul Lungotronto ed un suo fianco costeggia il vicino corso del fiume attraversato in quel tratto dal Ponte Nuovo e dal Ponte Tufillo. Venne così denominata per un piccolo sperone di roccia tufacea che si trova alla base dell’apertura del fornice. Fu costruita tra il 1552 e il 1555, come testimonia l'epigrafe della linea marcapiano: “PAULO IIII PONT MAX MDLV”., dall’architetto Camillo Merli, sulle fondamenta di una più antica. Il corpo di fabbrica si compone di un solo arco a tutto sesto cui è sovrapposta una pittoresca loggetta di guardia a tre luci, con basi e capitelli. Fra la sommità dell’arco e le caditoie, uno spazio incorniciato e rettangolare mostra le tracce di un affresco votivo, recentemente restaurato. Si nota la presenza di strutture atte alla difesa piombante che erano superate al momento della realizzazione dell’opera.




Il Ponte Tufillo detto anche Ponte Vecchio ed oggi denominato Ponte di Sant’Antonio, è un antico ponte di Ascoli Piceno che attraversando il fiume Tronto collega i quartieri di Porta Maggiore e di Campo Parignano, zona Est della città agevolmente raggiungibile risalendo la via di Ponte Vecchio. Si trova nelle vicinanze dell’omonima Porta Tufilla e del Ponte Nuovo. La sua prima costruzione si fa risalire al tempo del vescovo ascolano Alberico nell'anno 1097 e, secondo questa datazione, sarebbe stato il ponte medioevale più antico di Ascoli. Nei secoli che seguirono la struttura, si andò progressivamente degradando e fu soggetta a restauri e ricostruzioni, fino a diventare un ponte inutilizzato. Nel 1546 era definito il “ponte delle tavole” poiché il suo utilizzo era reso possibile da una struttura sovrapposta costituita da tavole di legno. Lo storico Giuseppe Fabiani racconta di restauri conservativi avvenuti tra il 1578 ed il 1590 e dell' intervento di risarcimento di un'edicola votiva nel 1564 che forse sorgeva all’inizio del ponte. Lo storico Mario Sabatucci ricorda che nel 1607 ebbe luogo l’appalto per il restauro del ponte che andò aggiudicato a G.B. Torretti da Civitella “de Regno” il quale ultimò l’opera di risarcimento del ponte stesso nell’anno 1613. Il ponte attuale è l’opera derivata dal progetto di ricostruzione del 1610 attribuito da Antonio De Santis a Lazzaro Giosafatti che avrebbe potuto avvalersi anche della capace collaborazione di Luigi Vanvitelli. Del preesistente ponte si conservano le tracce del pilastro eretto al di sotto della prima arcata di quello ricostituito realizzato in blocchi squadrati di travertino, articolato su due fornici, La pianta della città di Ascoli, del 1600, di Emidio Ferretti, ai numeri 76 ed 82, distingue la presenza, al lato Sud del ponte, di una fontana detta “fons bovis”, ed al lato Nord, della piccola chiesa di Santa Maria a Mare, costruita nell’anno 1637 e successivamente abbattuta.


La chiesa di Sant'Ilario di Ascoli Piceno, attualmente sconsacrata, sorge di fronte al Tempietto di Sant'Emidio alle Grotte nel quartiere di Campo Parignano. Si tratta di una piccola fabbrica in travertino, a base rettangolare, che non conservava più l'aspetto di una chiesa medioevale, ma piuttosto di una civile abitazione, a seguito delle manomissioni compiute nel tempo. Si ricorda che per un periodo fu adibita a ricovero per animali. La chiesa fu edificata anteriormente all'anno 1000 utilizzando materiali di epoca romana provenienti da altre strutture. Per lungo tempo si è ritenuto che l'edificio fosse stato costruito nell'anno 1165 poiché su di una parete compare la scritta: “Hoc opus est factum partum Virginis anno Quinto milleno decimo bisterque triceno.” Gli sconosciuti fondatori avviarono la realizzazione dell'edificio sfruttando la presenza di un residuo di muraglia romana costituita da “4 filari di enormi pietre”. L'edificio religioso appartenne alla Congregazione dei monaci Camaldolesi di Santa Croce di Fonte Avellana, che qui risiedettero dal XII secolo. Questi costruirono anche l'annesso ospedale ed ospizio per i pellegrini in transito che giungevano ad Ascoli percorrendo il cammino che conduce a Loreto, detto della via Lauretana, oppure la via dell'Angelo se diretti al Gargano o alla tomba degli Apostoli a Roma. A seguito della soppressione della congregazione, da parte di San Pio V, l'intero complesso di Sant'Ilario divenne proprietà del seminario vescovile di Ascoli. Dopo l'annessione delle Marche al Regno d'Italia la chiesa divenne di proprietà demaniale e venduta ad un'asta pubblica il 18 aprile 1972. La chiesa, di proprietà comunale, è stata oggetto di restauro. Sotto la direzione degli uffici comunali competenti, con la supervisione della Soprintendenza regionale ai Beni Monumentali, una locale ditta edile è intervenuta consolidandone le strutture, fornendola dell'impiantistica necessaria, recuperando gli affreschi sopravvissuti e dotandola di adeguati servizi. Sant'Ilario è attualmente la sede dell'associazione "Sant'Emidio nel Mondo", fondata con lo scopo di raccogliere tutto il materiale esistente, recente e passato, sulla storica figura del patrono ascolano.



Il Monumento al Sacro Cuore è un monumento religioso molto suggestivo che richiama tratti di somiglianza con la statuta del Cristo Redentore di Rio de Janeiro. Questa statua non tanto antichissima è collocata nella parte più alta della collina del Sacro Cuore, è stato inaugurato il 18 maggio dell'anno 1954, giorno in cui si celebra la ricorrenza del Sacro Cuore e data in cui per gli ascolani ricorreva anche il decimo anniversario della ritirata dei soldati tedeschi dalla città. L'opera rappresenta il Cristo, rivolto verso Ascoli, con le braccia aperte in segno di benevola protezione. La statua è stata realizzata come testimonianza per sciogliere il voto religioso che i cittadini avevano rivolto a Gesù affinché durante gli anni della seconda guerra mondiale la città fosse preservata da danni e distruzioni. La scultura è stata ricavata da massi di travertino provenienti dal vicino borgo di Castel Trosino. È alta complessivamente 12 metri, dei quali: 7 m. di basamento e 5 m. di statua, ottenuta dalla sovrapposizione di tre blocchi di pietra. La figura dell'effigie del Cristo è stata eseguita dello scultore ascolano Antonio Mancini. Il basamento, disegnato dall'architetto Vincenzo Pilotti, è stato realizzato dalla locale cooperativa CALTEM. Nel corso del tempo il monumento è stato colpito e lesionato due volte dalla caduta di fulmini. Il primo lo investì nell'anno 1965 e procurò danni leggeri, successivamente sistemati sul posto con opera di restauro dallo stesso esecutore. Il secondo vi cadde il 15 agosto 1990 e, compromettendone la stabilità, rese necessaria la rimozione della statua. Il monumento è stato sottoposto ad un importante e costoso restauro conservativo che ne ha permesso la ricollocazione nella sua sede.









Il Ponte Nuovo di Ascoli Piceno sorge nelle immediate vicinanze di Porta Tufilla e del Ponte Tufillo. Congiunge il centro storico della città al moderno quartiere di Campo Parignano attraversando un tratto cittadino del fiume Tronto. Edificato in opera muraria liscia, con conci squadrati di travertino, ha una struttura che si articola su tre grandi arcate, di cui la centrale è decorata dallo stemma della città. Fu progettato da Umberto Pierpaoli, architetto, ed Enrico Cesari, ingegnere, e costruito agli inizi del XX secolo negli anni tra il 1909 ed il 1911. Sporgendosi dal suo parapetto di destra si scorge, in lontananza, il punto di confluenza di due dei tre corsi d'acqua che attraversano il tessuto cittadino: il fiume Tronto ed il torrente Castellano.






Sabato prossimo non perdete il 7° appuntamento di "Tradizione Quintanara". Ripercorrremo le origini, la storia e le vittorie del Sestiere di Sant'Emidio analizzando allo stesso tempo i principali monumenti storici ubicati nel territorio del Sestiere rosso-verde.