Aveva 28 anni quando nel 1955 aprì la sfilata del sestiere di Porta Solestà
con la fierezza di chi, forse, era consapevole di averlo potuto continuare a
fare fino alla soglia dei novanta. Una promessa a un bambino va sempre
mantenuta e lui, Emilio Nardinocchi, è stato leale con la Quintana e il suo
sestiere, creature che ha aiutato a nascere e a crescere. In sfilata stavolta
non c’era, ma al Campo dei Giochi non è voluto mancare. Il suo sorriso e
quella mano portata al petto sono stati da tonfo al cuore. Accanto a lui, a
un certo punto, è sembrato di vedere la sagoma di Alvaro Pespani, amico
e rivale, il grande assente del Sessantennale, il quale sorridendogli gli ha
consegnato il palio che l’Ente Quintana ha dedicato proprio allo storico
console rosso-verde che non c’è più. Nardinocchi ha salutato il pubblico
lasciando il campo dalla porta carraia. Lì ha stretto la mano a un vecchio
quintanaro. Gesto vero, parole dette con gli occhi, mentre lo speaker
annunciava il punteggio della seconda tornata di Solestà. Innocenzi aveva
già vinto il suo sesto palio. Per il vecchio console era il 24esimo. Dopo il
Sessantennale con la Quintana, ad agosto spera di festeggiare - può farlo
solo lui - le nozze d’argento con i palii. Della 79esima edizione basterebbe
questo, ma dietro le quinte c’è stato anche Emanuele Capriotti, unico al
mondo dopo Zorro e Tex capace di salire su quell’Amaldra lì alla chiamata
della terza tornata. Ce l’ha fatta, ha stretto i denti (che fatica il fratello
Roberto nel trascinare la cavalla verso il "via") e - nonostante l’80 e il
60 - superato il muro dei 1.800 punti come non gli era riuscito nemmeno
quando aveva vinto gli otto palii.