
DAL RESTO DEL CARLINO EDIZIONE DI ASCOLI DEL 12 MAGGIO 2012:
Le intenzioni dei nove castelli erano state anticipate dal Carlino: «se si cambia il corteo, noi non sfiliamo». E, a circa un mese di distanza, la lettera inviata all’Ente dai sindaci dei nove Comuni che aprono la Quintana non sembra aver avuto risposta. Ma cosa si chiedeva di cambiare ai castelli? Lo abbiamo chiesto al coreografo della rievocazione ascolana per eccellenza, il professor Luigi Morganti.
Professore, com’è nata questa ‘battaglia’?
«Io non parlerei di ‘battaglia’, ma di proposta non condivisa. C’è una commissione di cui faccio parte che da un po’ di tempo sta rivedendo tutto il corteo, per migliorarlo, snellirlo e renderlo più fedele all’epoca di riferimento. In questo contesto, ovviamente, si è parlato anche del ruolo dei castelli, ma non solo».
E cioè?
«La nostra idea era quella di far sfilare i castelli al termine del corteo, non per sminuirne il ruolo, ma per dar loro un’identità specifica. Quella che poi avevano realmente: di presidi armati sul territorio».
Per attuare questo progetto, però, è necessario creare nuovi costumi e i Comuni dicono di non potersi permettere la spesa...
«Ovviamente non c’era la pretesa di fare tutto e subito: si tratta di una trasformazione che sarebbe stata messa in campo nel giro di due o tre anni almeno».
Un’altra nota dolente sembra sia la diminuzione dei figuranti.
«Questo è un argomento che abbiamo trattato anche con i sestieri cittadini, che non hanno mosso obiezioni in merito. Il corteo deve essere snellito: non possono sfilare gruppi infiniti di chiarine, sbandieratori e tamburi. Lo stesso vale per i castelli, anche se per loro il discorso è diverso».
Cosa intende?
«I castelli non devono essere una copia in miniatura dei sestieri, cosa che invece, nel corso degli anni, sono diventati. Non dovrebbero avere la dama, né il gonfalone. L’idea era quella di un maestoso gruppo di armati a chiudere il corteo, a proteggere i signori della Quintana, ognuno distinto dalle proprie insegne militari, con una marcia più guerresca, marziale».
E invece si è scatenata la bufera, con la minaccia di salutare per sempre la sfilata ascolana.
«Vorrei precisare che nulla è stato deciso. Noi abbiamo dato delle linee d’indirizzo e stiamo valutando dei cambiamenti per il bene della Quintana, perché cresca in qualità e prestigio. Siamo pronti a nuovi incontri con i rappresentanti dei castelli, per discutere e venirci incontro. Ma senza capricci da prime donne».
Nicoletta Tempera