
DAL CORRIERE ADRIATICO DI ASCOLI EDIZIONE DI OGGI GIOVEDI' 24 MAGGIO 2012: L’ormai ex presidente della giuria della Giostra della Quintana, Giovanni Ferrari, interviene sulla sua esautorazione da tale incarico: “Un vecchio detto recita che il silenzio è d’oro. Non sempre è così. Non mi pare di “aurea materia” il silenzio che è calato sull’avvicendamento giudici di atletica - arbitri di calcio, nella giuria della Giostra della Quintana. Dopo 13 anni è giusto che ci sia una rotazione, ma che sia logica e soprattutto trasparente. Quando accettai l’incarico di presidente della giuria, fu per fare un piacere a chi me lo aveva chiesto, il segretario dell’Ente, in un momento delicato, alla vigilia della Quintana, e proprio per sostituire la giuria allora composta, guarda caso, dagli arbitri di calcio. Oggi, presa la decisione di sostituire me e anche la giuria, nessuno dell’Ente Quintana, dal magnifico messere al segretario o altri, ha ritenuto opportuno comunicarmi direttamente il cambiamento. A questi signori, pur facendo parte di un ente cavalleresco, probabilmente sfugge qualche regola del codice etico di cavalleria. Ho saputo della decisione per puro caso, imbattendomi in una impersonale locandina di un quotidiano”. “Ho ragione di ritenere - prosegue Ferrari - che la decisione di cambiare il presidente dei giudici e la giuria abbia avuto una lunga incubazione e precisamente da quando nel 2007 non fu assegnato il Palio di luglio e di questo è stata sempre accusata la giuria e quindi me. Siamo finiti nel mirino di qualcuno che non ha mai accettato il fatto e che non ha mai saputo che la decisione di non assegnare il palio fu presa esclusivamente dal magnifico messere, dopo aver preso visione delle relazioni del provveditore di campo e del presidente di giuria, unitamente al responsabile dei cronometristi. Negli anni successivi, la giuria è sempre stata nell’occhio del ciclone, fino alle recenti decisioni che nessuno si è degnato di comunicarmi. Nel lasciare, non ringrazio nessuno perché altri dovrebbero ringraziare me e i miei giudici per la volontaria e spassionata collaborazione, non dovuta”.