
Ci dispiace dover parlare dell’organizzazione della Quintana in certi termini perché il nostro spirito è stato ed è quello di unire e non dividere. Ma dopo quanto accaduto sabato 19 novembre in occasione del convegno a palazzo dei Capitani non rimaniamo in silenzio. Non è la prima volta che la Quintana organizza un evento per cercare di migliorare se stessa, la propria immagine e anche quella di chi la Quintana la organizza e la fa. Il convegno è stato pubblicizzato poco, ma sarebbe più giusto dire quasi per niente. Non c’era nulla neppure sul sito del Comune e, purtroppo a 24 ore dall’evento, siamo stati gli unici a mettere in rete il programma del convegno copiato da un invito. Gli inviti sono stati contati nel senso che ne sono stati stampati (o comunque sicuramente distribuiti) pochissimi. Sono stati spediti per posta solo a poche persone di quelle che di solito ricevono il materiale dell’Ente Quintana. L’invito è stato inviato pure via mail, ma il risultato alla fine non è cambiato. Al convegno erano presenti i relatori (meno male loro), all’inizio è intervenuto pure il sindaco Guido Castelli, si è visto anche il rettore Giuseppe Traini che ha polemizzato (l’ha riportato un quotidiano locale) sull’assenza di consoli e caposestieri. Per la verità in mattinata si è visto il caposestiere della Piazzarola, Pierluigi Messidori. Gli altri cinque caposestieri e i sei consoli dov’erano? Se qualcuno di loro si è recato a palazzo dei Capitani magari ce lo faccia sapere. Le assenze non sono una novità perché ci sono caposestieri, che ricoprono questo incarico da tanti anni, che non sanno nemmeno che cos’è un convegno organizzato dall’Ente Quintana con la preziosa collaborazione del Centro Studi Giochi Storici. Le assenze ingiustificate valgono anche per i componenti del consiglio di amministrazione dell’Ente e soprattutto per quelli dei comitati di Sestiere che ogni quattro anni si accapigliano per strappare voti a destra e a manca per essere eletti o confermati. E dei ben nove Castelli sempre più estranei alla vita della Quintana che diciamo? E’ comunque del tutto evidente che nessuno dei 1.500 figuranti della Quintana ha ad esempio bisogno di ascoltare cosa accadeva ad “Ascoli ai tempi dell’antica Quintana: 1377-1496” (il tema di quest’ultimo convegno). Ma caposestieri, consoli, ecc. ecc. sono stati uccelli di bosco anche in occasione dei precedenti undici convegni, quando si è parlato delle origini delle feste, dei riti e cerimoniali, di segni e colori, dei suoni, del cavallo, della tradizione, degli apparati di gioco e battaglia, del corteo, dell’arte degli sbandieratori. Mancano i soldi, è stato detto e l’abbiamo letto, e allora si riducono le spese. Non si stampano più manifesti e locandine, oppure se ne stampa un numero limitato. Non siamo d’accordo ma purtroppo è così. Quella che doveva poi essere la segreteria di un vero convegno (di vero ci sono stati solo gli interventi dei relatori) era un anonimo tavolo all’ingresso con alcuni programmi dei lavori formato segnalibro. Non c’era neppure l’ombra di un depliant della Quintana, in compenso ce n’erano diversi del pubblicizzato (giustamente) “Premio internazionale Ascoli Piceno” organizzato per l’1-2-3 dicembre dall’Istituto Superiore di studi medievali Cecco d’Ascoli” presieduto dal professor Luigi Morganti che della Quintana è invece il coreografo. I conti non ci tornano.
Sir Robert D'Altavilla