Sono giorni caldi e oltre al cambio di sella del sestiere Sant'Emidio, impazza sui giornali il tiro alla fune del terreno di gara. Troppo veloce? Troppo lento? Cavalieri non all'altezza? Preparazione della pista non adeguata? L'intento di questo post non è dare ragione a nessuno dei contendenti bensì alzare il livello dell'opinione pubblica riguardo alcuni aspetti tecnici del terreno di gara.
I quintanari navigati quando parlano di terreno di gara ricordano "lu vrecciò" dello Squarcia negli anni 90. Erano anni in cui l'otto di gara era diverso a quello attuale, oltre che naturalmente la qualità del terreno. Era l'epoca dei mezzosangue e servivano dei cavalli robusti e potenti per affrontare la nostra giostra. Era l'epoca dei mezzosangue nella quale però abbiamo avuto due fuoriclasse di cui uno non mezzosangue: l'anglo-argentino Renè e il purosangue Borghesia. Solestà e Piazzarola. Era l'epoca dei purosangue, ma fonti più che certe (Mario Giacomoni, già cavaliere e vincitore di un palio per il sestiere della Piazzarola nel 1977 su Urso) ci confermano che qualche purosangue correva in quegli anni, la maggioranza però era costituita da mezzosangue. Parliamo di cavalli caratterialmente molto stabili e in grado di affrontare le più brusche curve dell'epoca. I mezzosangue erano cavalli da fatica, che sfidavano l'attrito della pista e con tranquillità e stabilità portavano all'assalto il cavaliere giostrante. I tempi erano più alti, intorno ai 57 secondi , la preoccupazione principale del cavaliere erano sicuramente i centri, ma soprattutto lo sforzo di guidare il cavallo su una pista così impervia dal punto di vista della fatica fisica. Come si costituiva il binomio di gara? Il cavaliere o il sestiere si mettevano in contatto con i cavallari, si prendeva un cavallo con una buona predisposizione alla giostra e si cercava di allenarlo nei mesi prossimi alla giostra. Molto spesso la preparazione non era specifica in relazione alla giostra di Ascoli, ma alle giostre in Italia. Quindi spesso molti cavalli li troviamo partecipare a più giostre, indice che gran parte della vittoria dipendeva dalle qualità del cavaliere che cercava di tirare fuori il meglio della cavalcatura.
Mano a mano la pista si evolve e alla breccia si sostituisce la sabbia vulcanica. I mezzosangue diventano sempre piu tecnici. Iniziano ad essere sempre più fondamentali le traiettorie. Rimane la fatica fisica di una pista asciutta, con molto attrito. Stiamo parlando degli anni dal 2000 al 2008 e ricordiamo Flower Bud, Ambranna e Sbottonata per la Piazzarola. La plurititolata Atlanda per Porta Romana e Runa che ha vinto per Porta Romana e Porta Tufilla e corso anni per Porta Maggiore.
Sono gli anni in cui tutti arrivano alla fine della giostra, indice del fatto di un innalzamento del tasso tecnico di gara. I tempi si aggirano intorno ai 54, 55 secondi. La differenza principale era determinata dai centri. I binomi di questi anni si formavano all'interno di piccoli gruppi che potremmo chiamare esagerando "scuderie". C'è la coscienza generale all'interno dei sestieri che forse non basta più avere un cavallo adatto e predisposto. In molti iniziano a pensare che è necessario creare un gruppo attorno al cavallo. Parliamo di tutte quelle operazioni che sono necessarie per il benessere del cavallo: pulitura, cibo, allenamento, ferratura e servizi veterinari. Non che prima non ci fossero queste attenzioni, in quegli anni però si inizia a pensare che forse una preparazione specifica del cavallo in relazione alla giostra in cui deve partecipare, forse può aiutare il cavaliere nella conquista del palio. Un cavallo, in quegli anni quindi, correva tendenzialmente per una giostra sola. Chiaramente stiamo generalizzando e semplificando, le eccezioni ci sono sempre state.
Dal 2008 ad oggi c'è stata l'innovazione radicale dei purosangue. I primi a comparire sull'otto di gara e a fare la differenza sono stati Golden Open per la Piazzarola , la pluricampionessa Dorilas per Solestà, Evee per Tufilla e Amaldra per Porta Romana. Sulle prime i purosangue hanno convissuto con i mezzosangue. Sorgeva però un problema non da poco: parliamo di due tipi di cavalcature con due strutture fisiche differenti. Il mezzosangue tecnico degli anni 2000-2008 rimane comunque una cavalcatura in grado di subire e affrontare le difficoltà materiali della pista. I purosangue invece sono molto più precisi nelle traiettorie (quelli ben allenati), molto più veloci e molto più soggetti ad infortunio. Gradualmente la pista diventa più umida in modo da evitare problemi di aderenza dei cavalli in curva. I cavalli possono così inclinarsi maggiormente in curva e disegnare traiettorie più radenti. Oltre questo la curva viene resa più morbida rispetto al passato sempre per ragioni legate alla qualità delle traiettorie.
In conclusione: certamente la cosa più auspicabile sarebbe trovare un omogeneità di terreno nel tempo e negli anni, in modo da garantire una pista che riesce sempre più ad essere studiata ed esaminata a fondo dai binomi. Questa però è una cosa che si può garantire con il tempo, con il lavoro negli anni e con il dialogo tra le parti in causa. Tanto è stato fatto con grande impegno e tanto si può ancora fare perchè i cavalli e i cavalieri hanno sempre esigenze nuove e la qualità della giostra sta crescendo di anno in anno.
Altra considerazione importantissima: non parliamo più della Quintana dei cavalieri, a mio avviso. Parliamo della Quintana degli staff. Perchè uso questa espressione? E' facile intuirlo ed è importante saperlo leggere all'interno della vittoria di Porta Solestà di Luglio 2015. E' necessario avere un grande cavaliere come Luca Innocenzi, ma è anche necessario avere una grande scelta tra tanti cavalli tutti preparati. Try your luck è il risultato di una grande selezione tra tanti elementi di qualità. Questi cavalli sono allenati da staff specializzati che sanno correggere i difetti naturali che risultano essere degli handicap in giostra. Sono abituati allo stress della competizione e molto ferrati sulle traiettorie di gara. Tra il cavaliere, lo staff e le cavalcature c'è bisogno di grande sintonia, di competenze e di dialogo. Solo così si può tirare fuori un binomio come quello che ha vinto a Luglio.
Ultima considerazione: non è mai colpa solo del cavaliere, non è mai colpa solo del cavallo, non è mai colpa solo della scuderia, non è mai colpa solo del comitato e non mai solo colpa del sestiere. Se qualcosa non va, tutti, dal console al caposestiere, il comitato, il cavaliere, la scuderia e tutti i quintanari che sono dentro un sestiere si devono impegnare, per quello che possono, a dare una mano a cercare di capire e migliorare la situazione dei propri colori. E' importante capire che quando si vince è perchè tutti i tasselli sono al posto giusto e avere chiaro in testa che non si perde perchè qualche tassello è al posto sbagliato. Anche qui, tanto è stato fatto e con impegno. Tanto si può ancora fare. L'importante è che in nessun caso la passione si trasformi in astio.
Serafino D'Emidio