Passeggiare dentro la Chiesa di Sant'Agostino è un esperienza spaziale particolare: si entra in Chiesa e l'equilibrio della nostra percezione è ancorato alla navata centrale. Masse murarie imponenti e fredde e grandi pilastri che incorniciano, alla nostra vista, l'altare. Tutto ad un tratto, mentre si cammina, sulla destra si viene rapiti da una forza.
E' la Madonna del Latte detta anche Madonna della Pace. Francescuccio Ghissi da Fabriano ci lascia l' immagine di un XIV secolo ricco di un patrimonio iconico che fino ad oggi continua a manifestare la sua energia.
La forza "bizantina" delle sue Madonne è un concorrere travolgente di lucentezze. Gli ori scandiscono le trame medievaleggianti dei drappi. Il gotico fiorito da tardo medioevo che continuò a parlare agli albori dei fasti del rinascimento è un immagine di eternità che da forza al carattere sacro delle immagini di Maria. Giallo o meglio fondo oro, ad incorniciare volti diafani e alieni che non sembrano di questa terra.
L'idealizzazione spinta della figura sacra di Maria trova sfogo in una geometrizzazione della composizione del quadro "Madonna del Latte" di Francescuccio Ghissi da Fabriano. La direzione in cui guardano gli occhi della madre, non incrociano la direzione in cui guardano gli occhi del bambino. Le direzioni dei punti di vista degli angeli, parallele tra di loro sembrano completare la composizione traghettando l'opera verso una realtà altra. Mai terrena.
Un drappo scuro, non scandito dalle pieghe del vento ma dalla serialità dei decori oro. Non per sottolineare la magnificenza della madre del mondo ma per dichiarare a tutti che la madre non è in una dimensione terrena, quindi non c'è vento. Non c'è la vita dell'uomo. C'è solo Spirito.
La magnificenza di questa Madonna ha portato a giurare, davanti alla sua effigie, negli anni che vanno dal 1300 al 1500 molte delle fazioni che affliggevano la città, causando le guerre interne. Il racconto dell'esperienza spaziale e iconica di cui sopra è personale. ma ci può far apprezzare la Madonna del Latte, comprenderemo così che "jocare all'asto" è atto nobile ed è cosa alta. E' rivalità ma è condita col rispetto. E' popolare ma trascendente. E' il sacro che si mischia col profano, ma è gioia nelle nostre vene. E' sangue, che dal nostro passato, continua a pompare le nostre emozioni. E' un attimo di eterno in circa un minuto di euforia.
Ecco l'ordine di gara di domani estratto durante la cerimonia:
1. Piazzarola
2. Porta Solestà
3. Porta Maggiore
4. Porta Romana
5. Sant'Emidio
6. Porta Tufilla
Serafino D'Emidio