Per una tradizione sui giochi storici, tra cui la Quintana, è necessario dare uno sguardo al passato, quando già nel quattrocento, ad Ascoli si organizzavano giostre, tornei cavallereschi o più usualmente detti giochi popolari. Questi "jochi" così chiamati negli Statuti Ascolani del 1377, nascevano in occasione dei festeggiamenti patronali. Essi avevano sia funzione religiosa (omaggio al Patrono S.Emidio), sia una funzione civile (ribadivano il legame fra la città dominante e le sue terre protette). In tale occasione, Amatrice, Arquata, S.Maria in Gallo, Montemonaco, Force, Patrignone, Porchia, Cossignano, Castignano, Rotella e Quintodecimo, terre sottoposte al comune di Ascoli, dovevano presentare, ogni 5 di Agosto, il Palio. Quest'ultimo era costituito da un drappo di velluto cremisi, (colore dei martiri) lungo nove braccia, acquistato dal Consiglio, a Foligno o a Napoli. I festeggiamenti patronali e i giuochi, venivano organizzati dalle massime autorità locali e costituivano la più significativa manifestazione annuale di carattere civile e religioso del Piceno.
I maggiori storici della Quintana, attestano che i festeggiamenti raggiunsero il massimo dello splendore, in età comunale, proprio per la stretta connessione instauratasi allora, fra Patrono e Città. A causa del significato religioso, politico e sociale, il festeggiamento era organizzato in una solenne processione, alla quale partecipavano i cittadini Ascolani, per portare in dono a S.emidio, i ceri. Tutte le autorità partecipavano alla cerimonia, per rinnovare l'atto di sottomisione alla città di Ascoli. Secondo alcune fonti, il corteo partiva dalla sede comunale e dopo aver attraversato le principali vie cittadine, si recava al Duomo, dove il Vescovo e i canonici, in paramenti solenni li riceveva.
Il tutto quindi dava origine, sin dall'epoca Comunale, alla preparazione dei giochi che per stimolare l'afflusso degli spettatori, erano suddivisi in quattro competizioni, molto popolari...
Nella prossima puntata descriverò meglio le competizioni che si disputavano...a presto
Sir Robert D'Altavilla