Quarto
appuntamento con la consueta rubrica “Tradizione Quintanara”.
Oggi è la volta del Sestiere di Porta Romana. Ricordiamo a voi tutti
che lo scopo della rubrica è quello di approfondire
ogni sabato un Sestiere diverso attraverso un percorso storico e
culturale legato alle radici storiche, ai monumenti e alle vittorie
nella Giostre della Quintana.
Porta
Romana è uno dei sei Sestieri della Quintana di Ascoli, secondo
l’antica suddivisione toponomastica medievale, che fu ripresa alla
vigilia della riscoperta della rievocazione storica. Da quel 1955 è
trascorso oltre mezzo secolo e nei meno giovani è ancora vivo il
ricordo di quei giorni in cui veniva rilanciata una manifestazione
come la Quintana che nel giro di pochi anni si sarebbe fatta
conoscere e apprezzare in tutta Italia e nel mondo. Porta Romana ha
il merito di aver ospitato le prime riunioni operative ed aver quindi
dato i natali, oltre che al Sestiere vero e proprio, anche alla
Quintana tutta. Il territorio del Sestiere racchiude uno dei nuclei
medievali meglio conservati della città di Ascoli.
Simbolo
del Sestiere, oltre alla figura mitologica dell'Unicorno, è la Porta
Gemina che risale al I secolo a.C. e che rappresenta l’accesso alla
città per chi proviene da ovest dopo aver percorso l’antica
consolare Salaria. I colori sono il rosso e l’azzurro, fedelmente
riportati sul gonfalone che, custodito come una reliquia, capeggia la
sala dei Palii
in
cui sono esposti tutti i Palii vinti dal Sestiere.
VITTORIE:
Il Sestiere di Porta Romana ha vinto 13 Palii ed è l'unico Sestiere
Ascolano ad essersi aggiudicato il Palio per i migliori costumi del
1955, Palio messo in premio in occasione della prima edizione della
Giostra moderna della Quintana di Ascoli. Gli audaci cavalieri che
hanno impresso per sempre il loro nome nella storia del Sestiere
rosso-azzurro e nella storia della Quintana di Ascoli sono Luigi
Civita (2 Palii vinti nel 1956 e nel 1960 vinto nella storica
edizione dell'Olimpiade di Roma disputata a Roma al Circo Massimo
davanti ad oltre 100.000 spettatori), Gino Ricci (1 Palio vinto nel
1965), Massimo Montefiori (3 Palii vinti nel 1980, 1981 e nel 1988), Francesco Scattolini (1 Palio nell'agosto 2003) ed Emanuele Capriotti, vincitore di ben 6 Palii (luglio 2003. luglio
2004, luglio 2005, agosto 2005, luglio 2006, agosto 2007) e autore
del record assoluto di 5 vittorie su 5 all'esordio nella Giostra
della Quintana di Ascoli detenuto in precedente dal leggendario
Gianfranco Ricci (4 vittorie su 4 all'esordio). Il cavaliere di
Castignano è il cavaliere Ascolano più vincente di tutti i tempi
dell'edizione moderna della Quintana ed è inoltre l'unico cavaliere
Ascolano ad aver vinto la Giostra della Quintana di Foligno nel
settembre 2007. Il Sestiere rosso-azzurro vanta anche un Palio degli
sbandieratori vinto proprio l'anno scorso.
MONUMENTI
STORICI: Il
territorio del Sestiere rosso-azzurro costituisce uno dei nuclei
medioevali meglio conservati della città. Tra i monumenti rientrava
anche il Palazzo degli Sgariglia, che di recente è stato sottratto
al territorio di Porta Romana per essere attribuito al territorio del
Sestiere di Sant'Emidio in quanto sede del Sestiere rosso-verde. Il
monumento che costituisce anche il simbolo del Sestiere di Porta
Romana è l'antica Porta
Gemina.
Detta
anche
Porta Binata e Porta Romana è una fra le più vetuste ed importanti
porte della città di Ascoli Piceno. Fu costruita sulla preesistente
Porta Picena distrutta da Gneo Pompeo Strabone
e
ritrovata durante gli scavi condotti nel XX secolo. Attraverso di
essa si immetteva la Via Salaria
in
città, tra il declivio del Colle dell'Annunziata, cui sono addossati
i resti del teatro romano, ed il fiume Tronto. L’armata imperiale
di Federico II
portò
distruzione nella città
e
i danni che subirono molte opere architettoniche furono ingenti. Tra
i restauri necessari ci fu anche questo della Porta Gemina cui viene
aggiunta una seconda serie di archi medioevali davanti a quelli
romani. Nel periodo medioevale
la
Porta fu inglobata nel sistema fortificato della città e per il
passaggio di ingresso e di uscita si utilizzava un solo arco, l’altro
era inutilizzato per la presenza di una piccola chiesa
che
occupava lo spazio tra le mura romane e quelle medioevali. Nel 1800
venne
di nuovo riaperta integralmente.
Al
fianco della porta si eleva un torrione
merlato
a base circolare del XIII secolo
che è ricompreso nell'antico muraglione difensivo che si estende
fino alla Fortezza
Pia.
La
Fortezza
Pia,
seminascosta dalla vegetazione, è un'antica costruzione che si eleva
nella zona più alta della città di Ascoli Piceno,
il Colle dell'Annunziata.
Forse già in epoca piceno-sabina, su questa altura chiamata Colle
Pelasgico,
vi fu il vecchio cassero, distrutto da Gneo Pompeo Strabone e
riedificato sempre in epoca romana.
Importante luogo sia dal punto di vista panoramico che dal punto di
vista strategico, da sempre ha accolto opere fortificate. Deve il suo
nome a Papa Pio IV
che,
nel 1560,
volle farla ricostruire, aggiungendo angolati baluardi
scarpati
sul versante meridionale e ristrutturando anche gli altri fronti. I
bastioni orientali
vengono
avanzati per consentire il fuoco incrociato dalle troniere per la
difesa dell'ingresso.
La costruzione faceva parte di un complesso
sistema difensivo ed era collegata ai baluardi di Porta Romana,
tramite un camminamento ricavato nella doppia cerchia muraria. La
cittadella fu poi smantellata dai Longobardi
e
ricostruita dal Comune Ascolano tra 1185
e
il 1195.
Quando la città cadde in mano a Federico II,
la fortezza conobbe il nuovo triste destino dei vinti e fu demolita
per la terza volta. Nel 1349, Galeotto Malatesta, signore di Ascoli, per sentirsi sicuro in una città che gli
dimostrava solo ostilità, la fece restaurare. Et
nel medesimo anno il signore Galiocto fe fare le roche in nascoli la
quale è quella del casare a monte, et l’altra da quella al casaro
a Ponte Magiore. L’opera
fu portata a termine dai maestri lombardi
Antonio Luchini e Giovanni Angelo di Marco detto Bonera.
L’ascolano Silvestro Galeotti fu incaricato di fondere alcuni
cannoni per armare il forte. I lavori furono portati avanti con una
certa fretta per le necessità imposte dalla Guerra del Trontoe si
limitarono, in un primo momento, a sommarie fortificazioni e ad
acquartieramenti, destinati ad accogliere le soldatesche.
Proseguirono negli anni successivi con il restauro vero e proprio
dell’antica fortezza. Forse fu Sangallo l’architetto che diresse
la ricostruzione.
La rinata fortificazione comprendeva due bastioni
scarpati posti a guardia dell’ingresso principale, lunghe cortine,
munite di casematte con feritoie per il tiro delle armi da fuoco. Il
costo del nuovo complesso gravò sugli ascolani che furono costretti
a contribuirvi con tre giornate
lavorative
l’anno.
Nella pianta della città incisa da Feretti, nel 1646,
è possibile osservare integralmente la costruzione. Risulta evidente
come del precedente cassero fosse stata conservata la torre
a
guardia della Porta
Summa della
città, la cortina occidentale
e
parte di quella meridionale; tutti elementi ben visibili ai nostri
giorni. La fortezza fu poi smantellata dai francesi,
nel 1799,
e successivamente venne usata come cava di pietre: ci
viene riferito che da qualche tempo le vecchie mura della Fortezza
Pia servono da cava di pietre a certi notturni industriali. Oggi,
di essa, rimangono muraglie verso Nord
ed
i bastioni del lato Est,
tra i quali si apre un caratteristico, tozzo portale a bugne con una
scritta che ricorda l’opera del pontefice Pio IV:
“Pius
IV medic. Medio/Pont. Max/Moenia e fundamentis/Erexit MDLXIV”.
Il
Teatro
Romano
è situato nella zona ovest del centro storico. Fu rinvenuto durante
gli scavi condotti nel 1932, ed ancora nel 1951 e nel 1959, addossato
al Colle dell'Annunziata, un tempo detto Colle
Pelasgico.
Era sovente e diffusa l'abitudine di edificare tali costruzioni sui
fianchi dei colli per renderne meno gravosa la spesa di
realizzazione.
Presenta
l'emiciclo delle gradinate esposto verso nord, in modo da preservare
gli spettatori dall'esposizione al sole durante le ore diurne. La sua
costruzione risalirebbe al I secolo a.C. con successivi restauri ed
ampliamenti nella prima metà del I e II secolo dopo Cristo. I
settori che si distinguono nel corpo di fabbrica sono: l'orchestra,
la praecinctio e la cavea, destinata ad accogliere il pubblico, che
si compone di 32 radiali visibili, dal diametro massimo di 95 metri,
realizzati in opera quasi reticolata con tessere di travertino.
L'edificio scenico giace per la maggior parte al di sotto della
Chiesa di Santa Croce. Nelle vicinanze dell'ingresso occidentale
l'esedra semicircolare, del I secolo d.C., parzialmente interrata,
mostra mura in opus reticulatorum. Questo spazio era probabilmente
utilizzato come sala d'aspetto. Si apre all'interno di un ambiente
rettangolare absidato, rivestito di marmi policromi e mezze colonne.
Il teatro rimase inutilizzato per secoli, dopo l'anno 578, a seguito
dei saccheggi e delle distruzioni longobarde che subì la città.
Questo stato di abbandono incoraggiò gli ascolani all'utilizzo del
materiale di costruzione presente che fu recuperato e reimpiegato,
nel corso dei secoli, sia per edificare costruzioni medioevali e sia
per la produzione di calce, come testimoniano le fornaci rinvenute
nelle vicinanze. Il tempo e gli smottamenti del terreno lo hanno poi
nascosto interrandolo. Nel luglio del 2010il Teatro romano viene
riaperto dopo un periodo di restauro avvenuto con il contributo della
Fondazione della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, del Comune e
con la collaborazione della Soprintendenza dei Beni Archeologici per
le Marche. Un pezzo di storia della città di Ascoli torna ad essere
luogo di rappresentazione e di intrattenimento colto. Tra gli
spettacoli allestiti rientrano alcuni del circuito dei Teatri
antichi uniti.
Il
Palazzetto
Longobardo è
un piccolo fabbricato medioevale di arte romanica, utilizzato come
dimora, che non ha legami con il popolo dei Longobardi. E' situato in
via dei Soderini, la via che ricorda l'antica e celebre famiglia
patrizia da cui nacque Menichina detta “la guerriera”, abilissima
nelle giostre equestri.
La sua composizione architettonica costituisce un palatium-turris, unico esempio cittadino perfettamente conservato della prima età comunale, che comprende il palazzo e l'adiacente Torre degli Ercolani. L'edificio è stato elevato verso la metà del XIII secolo contemporaneamente alla Torre degli Ercolani che si trova addossata al suo fianco destro. L'intero complesso è stato utilizzato come residenza da una famiglia nobile che si era trasferita ad Ascoli Piceno discendente forse dei bellicosi germani, ai quali il nome del palazzetto è legato. L'ipotesi è, comunque, assai remota e non riesce a giustificare l'aggettivo longobardo dovuto, si pensa, ad un'errata traduzione o all'aver confuso i periodi dell'alto ed il basso medioevo, quindi i Longobardi e l'età dei Comuni.
La sua composizione architettonica costituisce un palatium-turris, unico esempio cittadino perfettamente conservato della prima età comunale, che comprende il palazzo e l'adiacente Torre degli Ercolani. L'edificio è stato elevato verso la metà del XIII secolo contemporaneamente alla Torre degli Ercolani che si trova addossata al suo fianco destro. L'intero complesso è stato utilizzato come residenza da una famiglia nobile che si era trasferita ad Ascoli Piceno discendente forse dei bellicosi germani, ai quali il nome del palazzetto è legato. L'ipotesi è, comunque, assai remota e non riesce a giustificare l'aggettivo longobardo dovuto, si pensa, ad un'errata traduzione o all'aver confuso i periodi dell'alto ed il basso medioevo, quindi i Longobardi e l'età dei Comuni.
La
Torre
degli Ercolani si
eleva snella e possente sul fianco del Palazzetto Longobardo. La sua
architettura appartiene al complesso medioevale di arte romanica che
insieme al palazzetto Longobardo costituisce l'unico esempio
cittadino di palacium-turris
giunto
integro fino ai nostri giorni. Fu costruita tra il XII e il XIII
seguendo i canoni delle torri gentilizie che sorgevano numerose nella
città di Ascoli in quel periodo. Come nelle rocche, la torre era
predisposta ad ospitare difese volanti, nella maggior parte dei casi
bertesche e caditorie, usate come posizione di avvistamento e
postazione di tiro. Ancora oggi sono visibili, sulle pareti libere
della torre, delle mensole, poste in serie alternata di conci
sporgenti di 7 centimetri, che erano i basamenti necessari per
allestire ballatoi di legno da cui si lanciavano olio bollente, massi
di pietra e frecce contro coloro che attaccavano.
La
Chiesa
di San Tommaso Apostolo si
annovera tra gli edifici religiosi di stile romanico della città di
Ascoli Piceno. Sorge al lato della omonima piazza(anticamente
soprannominata in dialetto Ascolano Lu
Spiazz d Ventura),
nei pressi di Porta Gemina, che custodisce i resti dell'anfiteatro
romano di Ascoli Piceno, reinterrati nell'anno 1974. Fu costruita
verso il 1064 insieme alla Collegiata dei Canonici Lateranensi
dell'Ordine di Sant'Agostino, per iniziativa del vescovo Bernardo II.
I monaci conducevano una vita semplice, seguendo anche la regola di
non possedere proprietà personali. Vivevano all'interno
dell'edificio annesso alla chiesa dove si trova anche il chiostro
attualmente adibito a Museo dell'Arte Ceramica.
La
Chiesa di
Santa Maria delle Donne.
Lo
storico Giambattista Carducci data gli inizi dell’apertura del
cantiere di costruzione tra il
1233 ed
il 1234. Sebastiano Andreantonelli,
nel ricordare la vita del vescovo ascolano Marcellino, vivente nel
1233, scrive che egli stesso riscosse la somma di 62 once
in oro,
in data 10 aprile
1233,
da Alberto, Bonifacio, Paolo e Pietro della Torre che dovevano
versarle in pagamento per questa chiesa. L’Epistola 238, del decimo
registro Vaticano, riporta la nota di una donazione che il vescovo
Marcellino elargì alle religiose di Santa Maria della zona di San
Panfilo. Le suore di clausura
che
avviarono la costruzione del convento,
al di fuori le mura della città, appartenevano all'Ordine di San
Damiano
e
provenivano dal convento della Vergine Maria di San Gregorio
di
Ascoli Piceno. Scritture testamentarie locali riportano note di
lasciti devoluti a beneficio della realizzazione della chiesa che nel
decennio
compreso
tra il 1250
ed
il 1260
era
in ancora in fase di elevazione. Fu eretta per essere utilizzata dal
monastero
delle
clarisse, fondato tra il 1232
ed
il 1233, che sorgeva attaccato alla chiesa stessa. Ancora oggi sono
visibili nel lato posteriore del fabbricato i tagli causati dal
distacco delle mura del convento. Rimase ininterrottamente proprietà
delle suore fondatrici fino a quando, verso la fine del 1535,
queste furono trasferite, dal vescovo Roverella, all'interno delle
mura della città poiché il loro monastero versava in condizioni
precarie ed inoltre lo spostamento garantiva migliori condizioni di
sicurezza alle religiose che si trovavano in aperta campagna.
Nell’anno 1540
la
chiesa, l'annesso monastero ed il terreno adiacente divennero
proprietà delle suore di Sant'Egidio, successivamente, nel 1866
l'edificio
religioso divenne proprietà demaniale e nell'anno 1875
fu
acquistato dalla famiglia Merli, conti della nobiltà ascolana. Seguì
un lungo periodo di abbandono che si concluse col restauro,
sostenuto a spese della stessa famiglia proprietaria, avviato
nel 1954.
La chiesa fu riaperta alle funzioni ed al culto il giorno 8 settembre
1957.
Oggi purtroppo in seguito alle scosse di terremoto non è agibile.
La
Chiesa
di San Giuliano è
un edificio
religioso, attualmente non officiato, che si eleva ai piedi del Colle
dell'Annunziata ed apre la sua facciata all'inizio dell'omonima via
che
interseca via Dino Angelini, nella zona di Porta Romana. La Chiesa
di San Giuliano si
trova nel centro storico della città di Ascoli Piceno, nella regione
marche. L'edificio religioso, attualmente non officiato, si eleva ai
piedi del Colle dell'Annunziata ed apre la sua facciata all'inizio
dell'omonima via
che
interseca via Dino Angelini, nella zona di Porta Romana.
Sabato
prossimo non perdete il 5° appuntamento di "Tradizione
Quintanara". Ripercorrremo le origini, la storia e le vittorie
del Sestiere di Porta Solestà analizzando allo stesso tempo i
principali monumenti storici ubicati nel territorio del Sestiere
giallo-blu.