Cari amici
bentrovati con il sesto appuntamento della rubrica “Tradizione
Quintanara”. Oggi è la volta di raccontarvi un po' di storia e
tradizione dell'arme rosso-nera, ovvero del Sestiere di Porta
Tufilla. Come
di consueto, vogliamo ricordare
a voi tutti che lo scopo della rubrica è quello di approfondire
ogni sabato un Sestiere diverso, attraverso un percorso storico e
culturale legato alle radici storiche, ai monumenti e alle vittorie
nella Giostre della Quintana.
PORTA
TUFILLA:
Il Sestiere di Porta Tufilla è uno dei sei Sestieri della
Giostra della Quintana di Ascoli e si identifica con la porta
cinquecentesca ideata da Camillo Merli ed eretta in sostituzione di
un'altra più antica. A breve distanza sorge Santa Maria Intervineas
che dava il nome all'omonimo quartiere e che custodisce una
miracolosa effigie della vergine. Fuori porta, sul pianoro di Campo
Parignano, si erge l'antica Santa Maria in Sistella, poi di
Sant'Antonio Abate, oggi Chiesa di SS. Pietro e Paolo. Include anche
la zona di Sant'Emidio alle Grotte. I colori di questo Sestiere sono
il rosso-nero e la sede è ubicata nel chiostro di Sant'Antonio
Abate.
VITTORIE:
Il Sestiere di Porta Tufilla ha vinto 7 Palii che oggi sono custoditi
nella sala dei Palii della sede del Sestiere. E' stato il Sestiere
che si è aggiudicato il Palio della prima Giostra della Quintana
dell'edizione moderna nel 1955, grazie alla vittoria di Giovanni
Castelli. Gli altri successi sono arrivati grazie ai successi di
Paolo Giusti (2 palii vinti nel 1968 e
nel 1969), di Gian Luigi Poggiali (1 Palio nel 1986) e infine grazie
alle vittorie del “gladiatore” Massimo Gubbini che ha riportato
il successo nel Sestiere di Porta Tufilla nel 2008, anno in cui il
cavaliere folignate si aggiudicò anche l'edizione di agosto (3 Palii
vinti nel luglio 2008, agosto 2008 e agosto 2009). Tra l'altro, il
cavaliere Massimo Gubbini è l'unico cavaliere nella storia della
Quintana di Ascoli ad essersi aggiudicato il Palio in una quarta
tornata di spareggio disputata con Luca Veneri (nel 2009 cavaliere
della Piazzarola). La tornata di spareggio fu disputata dopo un ex
equo alla fine delle tre tornate di gara tra il Sestiere di Porta
Tufilla e quello della Piazzarola. Quest'anno al Campo dei Giochi
sarà ancora lui a difendere i colori del Sestiere rosso-nero, spinto
dal calore e dall'attaccamento del popolo e dei Sestieranti di Porta
Tufilla che credono fermamente in lui. Il Sestiere di Porta Tufilla
ha anche vinto 4 Palii degli sbandieratori e musici.
MONUMENTI
STORICI:
Tra i vari monumenti ubicati nel territorio del Sestiere
rosso-nero, riveste particolare importanza il Tempietto di
Sant'Emidio alle Grotte, legato soprattutto alla storia del Santo
patrono della città di Ascoli. Il
Tempietto di
Sant'Emidio alle Grotte è
classificato come uno dei monumenti più importanti della città di
Ascoli Piceno e rappresenta un pregevole prototipo di arte religiosa
barocca delle Marche. Eretto in onore del Santo Patrono si definisce
alle
grotte perché
il suo ambiente interno è costituito da una grotta naturale. La
piccola chiesa si trova appartata, rispetto al contesto urbano, di
fronte alla ex chiesa d iSant'Ilario, in un luogo ricco di
vegetazione e di silenzio dove già nell'anno 250, III secolo d.C.,
era noto vi fossero degli antri naturali, collegati tra loro da
cunicoli, utilizzati dai cristiani come necropoli. Secondo la
tradizione Sant'Emidio, dopo essere stato decapitato, il 5 agosto
309, nei pressi del quartiere di Porta Solestà, nel luogo dove è
stato eretto il Tempietto di Sant'Emidio Rosso, si recò a piedi fin
qui, per essere seppellito, portando tra le mani
la
sua testa. In un tempo successivo, all'inumazione del corpo del
santo, queste grotte furono trasformate in oratorio ed al loro
interno furono collocati un altare e piccoli ornamenti.
Le spoglie
mortali del patrono e dei suoi discepoli riposarono qui per oltre 4
secoli, fino alla traslazione dei loro resti all'interno della
cattedrale di Ascoli dove ora riposano nel sacro sacello della cripta
di Sant'Emidio. Questo tempietto è una delle chiese che appartiene
all'itinerario
emidiano della
città, un percorso che congiunge tutti i siti legati alla
tradizione, ai miracoli, alla vita ed al martirio del santo. Il
tempietto fu costruito negli anni compresi tra il 1717 ed il 1720-21
su commissione del vescovo ascolano Giovanni Gambi, famigliare
dell’allora papa Clemente XI e successore del precedente vescovo
Giovanni Giacomo Bonaventura. Gambi conferì l’incarico della
progettazione e della costruzione del tempio a Giuseppe Giosafatti,
che al tempo era presente in città poiché si stava occupando della
sistemazione del palazzo dell'Arengo. Questi, per la progettazione,
si ispirò allo stile di Pietro da Cortona ed alle opere di Gian
Lorenzo Bernini, suo maestro. Il tempio è infatti definito come la
sua opera più berniniana. La chiesa nasce come un ex voto degli
ascolani per ringraziare Sant'Emidio, protettore dal terremoto, di
aver preservato la città dai violenti sismi aquilani del 1703 che si
verificarono tra i mesi di gennaio e marzo dello stesso anno. Questi,
sebbene provarono duramente la cittadinanza, non produssero perdite
di vite umane e danni gravi sugli edifici. Per volontà ed iniziativa
di molti devoti si avanzò la proposta di onorare la memoria del
Santo con un gesto collettivo di gratitudine e riconoscenza e di
restituire al culto emidiano le tre grotte esistenti alle pendici
dell’altura di Campo Parignano, nella zona nord della città, che
furono celle di monaci, il luogo della sua sepoltura ed oratorio. Sia
le autorità civili e religiose che la cittadinanza accolsero la
richiesta ed il giorno 23 gennaio 1703 il Consiglio
dei Cento e della Pace di
Ascoli nominò otto notabili della città come responsabili della
raccolta delle offerte dei fedeli, conferendo loro l’incarico di
destinare l’intera somma ricevuta dalle oblazioni per la
costruzione della chiesa. Il 12 marzo 1703 il Capitolo
della Cattedrale affiancò,
agli otto nominati dal comune, due canonici per collaborare al
reperimento degli oboli ed inoltre stabilì che le entrate della
baronia di Maltignano di quell’anno e dei quattro anni successivi
sarebbero state destinate a questa causa. In brevissimo tempo si
riunì la somma di 4000 scudi in contanti ed oltre questi furono
donati oggetti preziosi come collane ed anelli in oro.
Nell’elencazione delle elargizioni, riportata dal Bucciarelli,
compare un resoconto dettagliato in cui si legge che tra le offerte
più generose si annoverano quelle di un anonimo benestante signore
ascolano che donò 1000 scudi, le 12 parrocchie della città 300
scudi, i canonici della cattedrale 200 scudi, gli Anziani
col
Consiglio
Generale 200
scudi, il vescovo Giovanni Giacomo Bonaventura 100 scudi, i monasteri
cittadini delle suore 100 scudi. Si legge nel Bullarium
vescovile
che la mattina del giorno 4 aprile 1717 il vescovo Gambi, benedisse
la prima pietra alla presenza di numerosi fedeli e dette inizio ai
lavori. Sotto la direzione di Giuseppe Giosafatti l’opera fu
terminata nel giro di pochissimi anni.
Oltre la facciata addossata
alla parete tufacea si realizzò anche la sistemazione delle tre
grotte ed in particolare di quella centrale. All’interno di
quest’ultima furono aggiunti i pilastri
che
suddividono, ancora oggi, lo spazio in tre piccole navate sovrastate
da volte a crociera in laterizi. Lo spazio di fondo fu lasciato
intatto per mostrare le lacerazioni dei loculi e delle fosse dove
riposarono le spoglie mortali di Sant’Emidio e dei suoi discepoli.
L’interno aveva ed ha un unico altare, l’attuale è stato rifatto
nel 1955, ed alle spalle vi era e vi è tuttora collocata la statua
in travertino di Sant’Emidio scolpita e firmata da Giuseppe
Giosafatti. Il papa Clemente XI concesse il beneficio dell'indulgenza
ai visitatori del tempietto. Questo luogo fu meta di molti pellegrini
e fedeli, ma nel corso dei secoli la chiesetta conobbe anche periodi
di abbandono. Gli interventi di restauro, avvenuti già nel XIII
secolo, non hanno mai modificato l’aspetto della facciata esterna,
si sono sempre interessati del ripristino dell’aula interna che
spesso fu soggetta ad infiltrazioni di acqua e di affiorante umidità.
Nel 1943 durante il corso di necessari restauri fu aperto anche il
cunicolo che porta ad una grotta dove fu rinvenuto un piccolo
cimitero
ed
un arcosolio. L'anno successivo, nel 1944, il piccolo tempio fu
aggiunto nell’elenco degli edifici storici ed artistici della città
di Ascoli meritevoli di tutela. Un nuovo intervento di restauro
avvenne nel 1954 su interessamento di Mons. Giuseppe Castelli, che
con la collaborazione del Genio Civile di Ascoli ottenne la
riparazione ed il consolidamento del cupolino esterno, la
sistemazione del piccolo piazzale antistante, la sostituzione di
parti logore o mancanti del mattonato esterno, la riparazione della
facciata, il consolidamento delle volte e delle strutture interne ed
un nuovo altare. La piccola chiesa è stata annoverata nell’anno
2000 nell’elenco dei “Luoghi
dello Spirito” per
“Le
vie del giubileo nella Regione Marche”. Gli
interventi ricostituivi più recenti sono dell’anno 2001 attuati su
iniziativa dell’attuale rettore Don Emidio Rossi. Nel 2002 il
“Lions
Club di Ascoli Host e Urbs turrita” ha
donato un nuova porta d’ingresso.
Simbolo
del Sestiere di Porta Tufilla è l'omonima porta. Porta
Tufilla è
una delle porte della città di Ascoli Piceno. Si trova sul
Lungotronto ed un suo fianco costeggia il vicino corso del fiume
attraversato in quel tratto dal Ponte Nuovo e dal Ponte Tufillo.
Venne così denominata per un piccolo sperone di roccia tufacea che
si trova alla base dell’apertura del fornice. Fu costruita tra il
1552 e il 1555, come testimonia l'epigrafe della linea marcapiano:
“PAULO
IIII PONT MAX MDLV”.,
dall’architetto Camillo Merli, sulle fondamenta di una più antica.
Il corpo di fabbrica si compone di un solo arco a tutto sesto cui è
sovrapposta una pittoresca loggetta di guardia a tre luci, con basi e
capitelli. Fra la sommità dell’arco e le caditoie, uno spazio
incorniciato e rettangolare mostra le tracce di un affresco votivo,
recentemente restaurato. Si nota la presenza di strutture atte alla
difesa piombante che erano superate al momento della realizzazione
dell’opera.
Il
Monumento al Sacro Cuore
è un monumento religioso molto suggestivo che richiama tratti di
somiglianza con la statuta del Cristo Redentore di Rio de Janeiro.
Questa statua non tanto antichissima è collocata nella parte più
alta della collina del Sacro Cuore, è stato inaugurato il 18 maggio
dell'anno 1954, giorno in cui si celebra la ricorrenza del Sacro
Cuore e data in cui per gli ascolani ricorreva anche il decimo
anniversario della ritirata dei soldati tedeschi dalla città.
L'opera rappresenta il Cristo, rivolto verso Ascoli, con le braccia
aperte in segno di benevola protezione. La statua è stata realizzata
come testimonianza per sciogliere il voto religioso
che
i cittadini avevano rivolto a Gesù affinché durante gli anni della
seconda guerra mondiale
la
città fosse preservata da danni e distruzioni. La scultura è stata
ricavata da massi di travertino provenienti dal vicino borgo di
Castel Trosino. È alta complessivamente 12 metri, dei quali: 7 m. di
basamento e 5 m. di statua, ottenuta dalla sovrapposizione di tre
blocchi di pietra.
La
figura dell'effigie del Cristo è stata eseguita dello scultore
ascolano Antonio Mancini. Il basamento, disegnato dall'architetto
Vincenzo Pilotti, è stato realizzato dalla locale cooperativa
CALTEM. Nel corso del tempo il monumento è stato colpito e lesionato
due volte dalla caduta di fulmini. Il primo lo investì nell'anno
1965 e procurò danni leggeri, successivamente sistemati sul posto
con opera di restauro dallo stesso esecutore. Il secondo vi cadde il
15 agosto 1990 e, compromettendone la stabilità, rese necessaria la
rimozione della statua. Il monumento è stato sottoposto ad un
importante e costoso restauro conservativo che ne ha permesso la
ricollocazione nella sua sede.
Il Ponte Nuovo di Ascoli Piceno sorge nelle immediate vicinanze di Porta Tufilla e del Ponte Tufillo. Congiunge il centro storico della città al moderno quartiere di Campo Parignano attraversando un tratto cittadino del fiume Tronto. Edificato in opera muraria liscia, con conci squadrati di travertino, ha una struttura che si articola su tre grandi arcate, di cui la centrale è decorata dallo stemma della città. Fu progettato da Umberto Pierpaoli, architetto, ed Enrico Cesari, ingegnere, e costruito agli inizi del XX secolo negli anni tra il 1909 ed il 1911. Sporgendosi dal suo parapetto di destra si scorge, in lontananza, il punto di confluenza di due dei tre corsi d'acqua che attraversano il tessuto cittadino: il fiume Tronto ed il torrente Castellano.
Sabato
prossimo non perdete il 7° appuntamento di "Tradizione
Quintanara". Ripercorrremo le origini, la storia e le vittorie
del Sestiere di Sant'Emidio analizzando allo stesso tempo i
principali monumenti storici ubicati nel territorio del Sestiere
rosso-verde.