Navigando per la rete, questa mattina, mi è passato un brivido per la schiena. Ho trovato questo interessante articolo. Godetevelo. La narrazione è affidata ad un linguaggio sintetico e molto chiaro. Quasi asettico. Eppure mentre leggevo, mi rendevo conto di essere di fronte a qualcosa che toccava direttamente le mie emozioni. Quanto erano grandi, i grandi della Quintana? Molto. Perchè? Perchè anche con una narrazione di un racconto asettica e pulita, che mira alla chiarezza dei fatti, questi personaggi mi sono sembrati dei giganti. Delle pietre miliari che hanno scritto la storia delle giostre italiane.Hanno scritto tutto. Hanno regalato un aura di mito, alle nostre rievocazioni storiche. L'articolo narra di Marcello Formica. Storico campione folignate, che ad Ascoli ha scritto la storia del sestiere di Porta Solestà. Vi anticipiamo che questo è un antipasto. In che senso? E' il primo pezzo di un lungo viaggio che accompagnerà QM a ritornare sulle vite e sulle sfide, di chi l'ha storia l'ha scritta.
Anno Domini 1980; Giostra della Sfida.
Marcello Formica, sicuramente il “campionissimo” della Quintana,
stravinceva la sua ultima Giostra. Un trionfo memorabile, colto in una
edizione della tenzone che, proprio trent’anni fa, conosceva, nel suo
ambito tecnico, una vera e propria rivoluzione copernicana. Per la prima
volta, infatti, veniva introdotta la cosiddetta “somma dei tempi”.
A cura di Guglielmo Castellano, dal sito ufficiale dell'Ente Autonomo Giostra di Foligno:
In
virtù di questa novità, il binomio che voleva vincere la Quintana
doveva dare il massimo fin dalla prima tornata e non limitarsi più, come
gli consentiva il regolamento precedente, a spendersi solo nella terza
ed ultima tornata l’unica che valeva, a parità di punteggio, ai fini del
computo del tempo. Anche se grandissimo, forse Marcello Formica, ormai
nella parabola discendente della sua straordinaria carriera agonistica,
appariva il meno indicato ad interpretare al meglio la nuova tenzone.
Sulla breccia dagli anni ’50, Formica, che nel 1980 vestiva i panni di
cavalier “Moro” del rione Pugilli, veniva da una tradizione quintanara
vissuta sull’eterno dualismo con l’altrettanto grande Paolo Giusti. Una
sfida infinita, andata in scena su altri palcoscenici nazionali (Arezzo
ed Ascoli su tutti) caratterizzata da una idea di Quintana, decisamente
più semplificata rispetto a quella che sarebbe andata in “onda” nel
1980. D’altronde, alla vigilia di quell’appuntamento, i favoriti erano
quei fantini, provenienti soprattutto dalla scuola faentina, Gianfranco
Ricci e Mario Giacomoni (che proprio l’anno precedente aveva abbattuto
lo storico muro dei 60 secondi, scendendo a quota 59), fatta di foga e
potenza. Eppure, malgrado ciò, Marcello Formica aveva in serbo il colpo
da maestro. Il Moro si presentò al “Campo de li Giochi” in sella a
Ringo; uno splendido anglo- arabo- sardo dalle ottime potenzialità. Un
animale veloce ed affidabile con il quale Formica era perfettamente
consapevole di poter fare la differenza. E così fu: quella di Marcello
Formica fu una vera e propria cavalcata trionfale, scandita da tre giri
di poco superiori al minuto, portati a termine sotto lo sguardo
incredulo dei superfavoriti della vigilia. Una devastante dimostrazione
di forza, concretizzata, al cospetto dei giovani rampanti degli anni
’80, da un “vecchio” veterano che aveva cominciato a vincere nei lontani
anni cinquanta, quando le Giostre si disputavano al rallentatore e con
riscontri cronometrici che definire biblici è poco. La grandezza di
Marcello Formica è tutta qui: riuscire ad imprimere il suo sigillo
attraverso tre decenni di Quintana, “leggere” con grande acume
agonistico l’evoluzione delle caratteristiche tecniche della gara e
riuscire sempre a trovare le motivazioni e gli equilibri per poter
regolare la concorrenza. Quella della Sfida del 1980 fu la penultima
Quintana disputata da Marcello Formica. L’ultima, sempre in quel 1980,
fu quella della Rivincita e, solo una gravissima caduta (le cui
conseguenze fecero maturare a Formica la decisione di appendere la
lancia al chiodo), impedì al Moro di chiudere in modo trionfale il suo
ennesimo anno quintanaro. Sempre in tandem con Ringo, Formica stava
nuovamente annichilendo, a suon di tornate record, il resto della
pattuglia di cavalieri. Prima di affrontare la terza ed ultima tornata
disse (almeno così narra la leggenda metropolitana) ai dirigenti
puellari: “domenica scorsa ho vinto per il Rione. Oggi voglio portare a
termine una Giostra memorabile”. Questo voleva significare che Formica
voleva strapazzare i cronometri come non mai. E, probabilmente, se
l’otto di gara (decisamente più insidioso di quello di oggi) avesse
supportato la grande velocità impressa a Ringo, Marcello Formica avrebbe
terminato la sua fatica abbondantemente sotto al minuto. Sono passati
trent’anni da quegli eventi. Marcello Formica, dal 1998 non è più tra
noi, ma il suo mito, anche in virtù di quello straordinario 1980, è
tutt’altro che offuscato.
S.D.
S.D.